La diffusione di telefoni cellulari multi-competenti, “smartphone”, offre possibilità nuove e rinforza la dipendenza dell’utente.
Ne abbiamo parlato in un precedente articolo: “Il Terzo Mondo”.
Nel tentativo di descrivere lo stato di pseudo alienazione permanente nel quale si trova proiettato l’utente, desidero attirare l’attenzione del lettore sulla capacità degli smartphones di fotografare, correggere e immediatamente divulgare l’informazione visiva appena acquisita.
Se volessimo fare un paragone molto semplice, potremmo ricordarci delle canzoni ascoltate ancora 20 anni fa. La riproduzione (e l’ascolto) non facile e immediato, consentiva una durata maggiore del “prodotto”.
Oggi le foto vengono realizzate, trasmesse e riprodotte con una facilita sconvolgente, il consumo aumenta e la loro “emivita” si annienta.
L’evento, viene immortalato durante la sua evoluzione. Le foto non costituisce più “memoria”, ma realtà assoluta.
Realtà, in quanto la registrazione concentra l’attenzione nel raggio d’azione dell’apparecchio fotografico.
Assoluta, in quanto la foto stessa è l’unico canale utilizzato per vivere l’avvenimento in corso.
Questo impedisce all’individuo l’apprezzamento della realtà con tutti i sensi che la natura gli ha messo a disposizione.
La memoria coincide e si limita al cliché fotografico, che può essere ritoccato, corretto o truccato secondo il gusto e lo stato d’animo dell’autore.
A questo punto lo stadio 1 dell’alienazione è già stato consumato.
Nel tentativo di immortalare l’attimo, l’utente accetta di non viverlo pienamente.
Ha vissuto dunque un avvenimento già diverso in quanto incompleto.
La correzione del cliché fotografico, a prescindere dall’interesse artistico, costituisce un ulteriore indebolimento della parte di realtà registrata nell’immagine.
Siamo allo stadio 2 dell’alienazione: quello della memoria.
Essendo l’immagine vissuto e memoria contemporaneamente, l’alterazione o l’elaborazione ne indeboliscono ulteriormente il rapporto con la realtà a medio e lungo termine.
La condivisione immediata dell’immagine, sconvolge il processo emotivo emozionale, in quanto concentra l’attenzione del soggetto sulla reazione dell’individuo ricevente.
Siamo allo stadio 3.
Comunicazione incompleta, a tratti narcisistica e smartphone dipendente.
Avete tutti vissuto un giorno, un incontro, una vita, una foto.
Un ricordo possente e un’emozione immensa.
Rifiutiamo di vivere un istante, povero.
Cento foto e nessun ricordo.
Questi pensieri costituiscano base di riflessione.