Ipercoscienza

Con il termine di ipercoscienza si definisce uno stato di particolare consapevolezza. Consapevolezza che il soggetto ha di sé, della propria identità e del mondo esterno.  

L’Ipercoscienza va oltre l’essere umano mentale ed emozionale.

Trovarsi in uno stato di ipercoscienza ci riporta all’essenza della nostra umanità universale.

Questo stato conduce l’individuo a oltrepassare i limiti della vita fisica o terrena, in quanto la coscienza e ancora di più l’ipercoscienza, ci accompagneranno oltre la morte.

L’ipercoscienza costituisce a mio parere, un ponte verso la coscienza collettiva, da un punto di vista quantistico, può connetterci con la coscienza detta “di gruppo”.  

Potendo in parallelo supporre che una forte convergenza di intenzioni ed emozioni possa creare un polo energetico a sé stante (Il terzo mondo), possiamo immaginare il potenziale dell’ipercoscienza.

1. Azione e movimento

L’attuale evoluzione della società, con l’aumento esponenziale di stimoli di varia natura, causa in un numero crescente di persone ansia e sentimento di inadeguatezza.

Spesso queste sensazioni impediscono all’individuo di posizionarsi nel contesto sociale, di viverlo e “sopportarlo”.

Abbiamo già avuto occasione di descrivere in parte questo rumore ambientale (Overbose). 

Continue sollecitazioni sonore, visive e la costante esposizione a “modelli” perfetti, obbligano il soggetto a trasformarsi in una specie di maratoneta.

Questa situazione di ritardo perenne è causata da:

  • interazione sociale eccessiva, necessariamente povera per mancanza di tempo e arida per l’impossibilità di stabilire un vero rapporto di empatia
  • ricerca di una stabilità finanziaria resa difficile dal crollo del potere d’acquisto e dal bisogno economico finalizzato a un sentimento di successo e eguaglianza
  • tragica visione del passare del tempo: misconoscenza del piacere e della profondità dell’invecchiamento
  • consumo di alcol e droghe

Molte altre cause, evidentemente, sono responsabili de questa angoscia o stress o burn out sociale.

L’individuo, soprattutto il giovane e giovane adulto disturbato costantemente, esce dalla sua sfera cosciente e perde il miglior punto di vista: il suo.

Il benessere non viene più ricercato nella stabilità e nel proseguimento di un progetto di vita, bensì nella ricerca dell’appagamento fisico (alimentare, sessuale e narcisistico) e psicologico (brevi e multiple virtuali interazioni sociali). 

Mantenere l’equilibrio per riuscire ad andare avanti necessita di uno stile di vita che definiremo sano e reale.

  1.1

L’evoluzione tecnologica non comporta un’evoluzione psicologica.

L’interazione umano – umano non può essere spinta all’infinito. 

Quando il cerchio di relazioni si accresce in modo eccessivo, lo scambio avviene su basi diverse.

Analisi fisica e appartenenza sociale.

Il giudizio viene elaborato su scambi veloci.

Impressioni positive o negative nascono molto rapidamente. 

  1.2

Escludendo le situazioni economiche precarie, il soggetto facente parte del ceto medio rielabora le priorità per sentirsi esistere all’interno del gruppo socio -virtuale.

Questo implica molto spesso un ritmo lavorativo intenso che toglie il tempo al sé.

  1.3

Il valore dell’invecchiamento non viene riconosciuto.

Come per la cultura, l’accesso all’esperienza, tramite l’attacco alla famiglia, viene reso particolarmente difficile.

La nuova morale utilitaristica non permette consumi per chi non produce.

La morte programmata viene proposta come conquista sociale. 

  1.4

Il consumo standardizzato di sostanze psicotropiche concede all’individuo un istante di fatua leggerezza.

2. Ruolo della coscienza

Per decidere, e non soltanto scegliere, agire e quindi vivere dobbiamo avere coscienza di noi stessi del mondo che ci circonda. 

Come accrescere il rapporto tra noi stessi e la nostra coscienza? 

Possiamo coltivare la salute della nostra coscienza per avere un contatto molto più stretto con la nostra anima?

L’anima può comunicare con Dio senza il tramite della coscienza?  

La coscienza rimane compagna dell’anima durante il cammino dopo la morte?

Possiamo dunque immaginare l’esistenza di una coscienza comune?

La nostra coscienza, crea quell’unione con la spiritualità e l’anima. 

Quest’ultima riflessione non ci limiti a un circolo di lettori credenti.

3. La palestra della coscienza 

Ascoltare la profondità del silenzio ci apre le porte verso il prossimo.

Prima di ascoltare l’altro, cercare di capirlo, ascoltiamo l’io comune che ci pervade.

Lì troveremo la chiave per comprendere il prossimo.

  3.1 – Ama senza le braccia

Immagina di voler proteggere, amare, stringere un figlio senza disporre del tuo corpo.

Apprezza l’immediato soffio che accresce la tua sensibilità, l’emanazione di energia che cerca di avvolgere la persona cara. 

Percepisci il completo annullamento dei pensieri negativi, l’annientamento dell’ira o del rancore anche contro altri, perché incompatibili con lo slancio d’amore.

La vostra presenza potrà essere percepita anche senza di voi.

L’ esercizio di “alienazione” vi porterà a fare astrazione dalle noie quotidiane e irraggiare serenità intorno a voi. 

Prima di dire ti amo, ama senza corpo e senza parole, predisponiti e soltanto il poggiare le dita sull’altro sublimerà il tuo sentimento.

  3.2 – Amati senza premiarti

Godi il profondo piacere dell’essere.

Esistere è un dono e un piacere che non ha bisogno di gratificazioni ulteriori. 

Non per questo i piaceri della vita sono da snobbare.

Gustali come fossero granelli di conoscenza.

Apprezza un buon cibo, godi il contatto con un corpo, nuota nel mare come se fosse tuo.

Accetta la solitudine, e questa ti legherà agli altri.

  3.3 – Vivi il presente come tassello del futuro

Il passato non ti condanna e non ti giustifica.

Il futuro non pretende e non ti aspetta.

Il tempo non ha coscienza la a tua coscienza è fuori dal tempo.

Curati del bene e opera nel bene il singolo giorno.

Non ti spetta l’angoscia né l’onore di prevedere il futuro. 

  3.4 – Ascolta l’esperienza di chi è avanti negli anni.

Osserva il gesto lento, non per mano stanca, ma per mano esperta.

Prima che il cerchio si chiuda capirai che gran parte dei discorsi e discussioni sono fondamentalmente inutili, e scoprirai che il quotidiano racchiude in sé il fine e la spiegazione di tutto.

Buona riflessione

2 commenti

  1. Il testo rivela la sensibilità dell’autore, il quale formalmente fa delle asserzioni, ma in realtà si pone delle domande a cui dà risposte, ne è ben consapevole, provvisorie e inevitabilmente non esaustive. Il lettore trova diversi spunti di riflessione, sia o meno d’accordo con quanto legge, e si ritrova comunque a condividere la ricerca su temi esistenziali, filosofici e religiosi che potrebbero impegnare, ciascuno, una vita intera.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Condividere il post :

Pubblicazioni correlate

carlo mannone

Il terzo mondo

Credo che l’Amore, umano o divino, sia semplicemente una forma di corrente elettrica. “Date e vi sarà dato”: il risultato di una differenza di potenziale? Se il dare scatena il ricevere, se la Fede può spostare le montagne, intendendo la

Leggi di più
carlo mannone

L’Anello di Girgenti

Premessa Agganciare piccoli ciottoli del passato agli strali del futuro è sempre stata opera a me cara. Non per rallentarli o alterarne il movimento, bensì per infondere equilibrio usando l’esperienza. ___ A Roma, il 27 giugno 1917, al Teatro Nazionale

Leggi di più
carlo mannone

La barchetta di carta

C’era una volta una barchetta di carta che galleggiava all’interno di un grande secchio d’acqua. Aveva di fronte un cubetto di ghiaccio. Lo urtò e colò a picco. C’era una volta una grande barca, di legno e metallo, che galleggiava

Leggi di più